VITA
mercoledì 11 luglio 2018
martedì 10 luglio 2018
venerdì 15 giugno 2018
mercoledì 28 marzo 2018
giovedì 22 marzo 2018
venerdì 9 febbraio 2018
domenica 4 febbraio 2018
IL BAMBINO NON ANCORA NATO «IL PIÙ POVERO TRA I POVERI»
«Ognì volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Santa Madre Teresa di Calcutta definiva il bambino non ancora nato «il più povero tra i poveri». L’embrione, essere umano indifeso e senza voce, è bambino addirittura invisibile se non al microscopio. Ma dal concepimento fino alla fine, siamo davanti a una persona con la sua inviolabile dignità e la sua anima immortale, indipendentemente dal grado di sviluppo e dalle sue capacità.
I numeri dell’aborto hanno spostato il Golgota a Betlemme: oggi sono crocifissi i piccoli nella loro innocenza. Casa Betlemme è un «ospedale da campo» che ho aperto ai tempi del Concilio Vaticano II, per accogliere le maternità più difficili. Testimoniando una Chiesa in uscita, allargai l’esperienza in un personale servizio alla “maternità senza frontiere”, nelle periferie esistenziali e in mezzo alle guerre.
Nessuna donna è tornata pentita di aver accolto la vita: né l’undicenne incinta né la prostituta né la vittima di violenza. Mi sono fatta carico anche delle maternità negate: le donne che mi portano il tormento di un aborto le aiuto con il balsamo della misericordia e lo sguardo della trascendenza, perché Gesù è l’unico “farmaco” capace di guarire il cuore da quella ferita viscerale.
La scienza ha capito che la prevenzione non sta in una maggior diffusione della contraccezione, ma in una diversa visione della sessualità e fecondità, da vivere nell’esercizio della virtù con i metodi naturali: «istruire gli ignoranti» oggi è urgente opera di misericordia spirituale. Riconciliando la creatura con il Creatore e insegnando che l’uomo non è dominato dalla concupiscenza ma redento da Cristo.
Flora Gualdani, ostetrica, Fondatrice dell’Opera Casa Betlemme
Giornata per la vita 4 febbraio 2018
GIORNATA PER LA VITA 2018
Messaggio del
Consiglio Episcopale Permanente per la 40a Giornata Nazionale per la Vita
IL VANGELO
DELLA VITA,
GIOIA PER IL
MONDO
“L’amore
dà sempre vita”: quest’affermazione di papa Francesco, che apre il capitolo
quinto dell’Amoris laetitia, ci
introduce nella
celebrazione della Giornata della Vita 2018, incentrata sul tema “Il Vangelo
della vita, gioia per il mondo”. Vogliamo porre al centro della nostra
riflessione credente la Parola di Dio, consegnata a noi nelle Sacre Scritture,
unica via per trovare il senso della vita, frutto dell’Amore e generatrice di
gioia. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio
e compito affidato all’uomo; dono di Dio in quanto legato alla stessa
rivelazione cristiana, compito poiché ne richiede la responsabilità.
Formati dall’Amore
La novità della vita e la gioia che essa genera sono possibili
solo grazie all’agire divino. È suo dono e, come tale, oggetto di richiesta
nella preghiera dei discepoli: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome.
Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24). La grazia
della gioia è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere
figli che si consegnano con fiducia e si lasciano “formare” dall’amore di Dio
Padre, che insegna a far festa e rallegrarsi per il ritorno di chi era perduto
(cf. Lc 15,32); figli che vivono nel timore del Signore, come insegnano i
sapienti di Israele: «Il timore del Signore allieta il cuore e dà contentezza,
gioia e lunga vita» (Sir 1,10). Ancora, è l’esito di un’esistenza “cristica”,
abitata dallo stesso sentire di Gesù, secondo le parole dell’Apostolo: «Abbiate
in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», che si è fatto servo per amore (cf.
Fil 2,5-6). Timore del Signore e servizio reso a Dio e ai fratelli al modo di
Gesù sono i poli di un’esistenza che diviene Vangelo della vita, buona notizia,
capace di portare la gioia grande, che è di tutto il popolo (cf. Lc 2,10-13).
Il lessico nuovo della relazione
I segni di una cultura chiusa all’incontro, avverte il Santo Padre,
gridano nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle
aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle
violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati
da un’estrema fragilità. Egli ricorda che solo una comunità dal respiro
evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e
dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinandosi sulla storia
umana lacerata, ferita, scoraggiata; una comunità che con il salmista riconosce:
«Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza
senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).
Di questa vita il mondo di oggi, spesso senza riconoscerlo, ha enorme
bisogno per cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per
vincere la cultura della tristezza e dell’individualismo, che mina le basi di
ogni relazione.
Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è
vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana, senza ingenuità né illusorie
autoreferenzialità. Il credente, divenuto discepolo del Regno, mentre impara a
confrontarsi continuamente con le asprezze della storia, si interroga e cerca
risposte di verità. In questo cammino di ricerca sperimenta che stare con il
Maestro, rimanere con Lui (cf. Mc 3,14; Gv 1,39) lo conduce a gestire la realtà
e a viverla bene, in modo sapiente, contando su una concezione delle relazioni non
generica e temporanea, bensì cristianamente limpida e incisiva. La Chiesa
intera e in essa le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo
della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della
vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della
misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è
annunciare la buona notizia, il Vangelo. Un annuncio dell’amore paterno e
materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza.
Iscriviti a:
Post (Atom)