sabato 21 marzo 2015

GENOVA Giornata della Carità

Domenica 22 marzo 2015

Colletta per i Centri Vicariali di Ascolto


La riflessione di Don Marino

Fame di cosa?

Avere fame è un’esperienza esistenziale di grande valore, perché rimanda in modo immediato al soggetto che prova la fame e al diritto a ciò che può soddisfarla.

Tutti i viventi corporei provano la fame, perché il ciclo vitale consuma energie ed esige ricambi, ma la fame che prendiamo in considerazione in questa riflessione è quella provata dall’uomo e il diritto che nasce da essa.

Infatti la fame dell’uomo ci interpella al punto che il restare indifferenti ad essa lo sentiamo come rifiuto colpevole di un dovere, che si fonda sul nostro essere uomini e al quale non possiamo sottrarci.

Tuttavia quando parliamo della fame non possiamo dimenticare che l’uomo è molto di più del bisogno di cibo; il bisogno fisico è inserito nella “vita”, che nell’uomo non è solo biologica, ma soprattutto spirituale.

La fame va compresa dentro la sua vocazione globale: non siamo nati “a viver come bruti”, ci ricorda il poeta, cioè non basta soddisfare i bisogni primari, bisogna illuminare la nostra vita biologica con una accresciuta capacità di amore.

Fame di cosa? Si potrebbe rispondere seriamente: di tutto!

Anzitutto siamo cittadini del mondo, cioè ospiti di una creazione che ci è stata affidata, per diventarne i “giardinieri”. Di qui la necessità di rendere amica la natura nella quale siamo inseriti, non trattandola semplicemente come strumento, ma come grembo accogliente, come la madre che nutre tutti e da tutti va rispettata.

La relazione con l’ambiente, nutrita di rispetto, viene ricambiata con un’accoglienza a cui tutti hanno diritto. L’usurpazione di una minoranza, fornita di mezzi potenti, può alimentare quella ribellione del creato, che spazza via i deboli.

Quindi la vera fame è sobrietà e gratitudine per tutti i doni di cui siamo beneficiari, è gioia limpida, frutto di quella bellezza che esige occhi puri, liberi dalla avidità, per essere gustata.

Essere cittadini del mondo è possibile in una vera condivisione dei doni, perché non basta il semplice abitare insieme in un luogo concreto della terra con a disposizione dei mezzi di sussistenza, ma è necessaria la gioia di veder felici gli altri insieme a te.

La vera fame quindi richiede un incontro di sguardi, sorrisi di benevolenza, parole di verità.

Lo sanno tutti: l’orgia è l’opposto della festa e la festa non ha bisogno di molte cose, ma dell’incontro di uomini e donne aperti all’accoglienza.

Don Marino Poggi

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