domenica 22 marzo 2015

Giornata Onu dell'acqua. Francesco: accesso libero per tutti
In fila per l'acqua potabile - RV
Nel mondo si celebra la Giornata mondiale dell'acqua che segna la fine del decennio dell'azione "Acqua per la Vita", proclamato dall’Onu nel 2005. Anche Francesco ha chiesto all'Angelus di tutelare questa preziosa risorsa e di favorirne l'accesso per chiunque. Secondo le Nazioni Unite, sono previsti nuovi provvedimenti per un accesso universale ai servizi igienici e in vista dell'aumento della domanda di acqua a livello globale, stimata del 55% da ora al 2050. Claudia Minici ha intervistato Michela Miletto, coordinatrice del programma Unesco di valutazione delle risorse idriche:



R - Questo programma si chiama "Wwap", cioè Programma di valutazione delle risorse idriche a livello mondiale. Programma che è ospitato dall'Unesco ma finanziato totalmente dall'Italia, dal governo italiano. Lavoriamo da circa sei anni in Italia per produrre quello che è il Rapporto esclusivo da parte delle Nazioni Unite sulle risorse idriche del nostro pianeta. Il rapporto si chiama "World Water Development Report", cioè il Rapporto sullo sviluppo delle risorse idriche a scala mondiale. Dall'anno scorso in avanti, lo produciamo ogni anno con temi diversi. Quest'anno il tema è sullo sviluppo sostenibile, quindi la risorsa idrica e lo sviluppo sostenibile.

D – La supervisione dell’azione dei Paesi membri da parte delle Nazioni Unite ha portato a dei risultati positivi?

R – Ci sono le varie agenzie delle Nazioni Unite che hanno sviluppato questo monitoraggio, e noi assieme a loro, su vari aspetti delle risorse idriche e anche della parte di sanità e igiene. Già nel 2010 abbiamo raggiunto il primo target, cioè l'accesso a un acqua migliorata. Circa 97% della popolazione adesso ha accesso a una sorgente potabile, mentre invece per quanto riguarda i servizi igienici siamo un pochino più indietro. Il nostro prossimo lavoro sarà proprio quello di cercare di raggiungere un accesso universale.

D – L’azione del singolo può pesare sullo scenario nazionale e internazionale? 

R – E' fondamentale che ogni singolo cittadino senta la propria responsabilità nei confronti dell'acqua perché l'acqua è un bene comune, un bene preziosissimo. Acqua c'è, ma bisogna fare molta attenzione perché la richiesta di acqua sta diventando sempre più forte: ci aspettiamo un aumento della domanda di acqua a livello globale del 55% da ora al 2050, che non è poi tanto lontano. Imparare anche una forma di educazione che riguarda il riutilizzo dell'acqua.

D – Quali previsioni e speranze avete sul prossimo decennio?

R – La quantità di acqua nel nostro pianeta è sufficiente per poter effettivamente rispondere alla domanda solo se riusciamo a gestire bene la risorsa. Veramente importante e necessario adesso è avere una "governance" che includa la partecipazione di tutti i settori che utilizzano l'acqua in qualche modo, quindi l'agricoltura, l'industria, l'energia, il turismo. Bisogna che ci sia un bilanciamento, uno scambio anche, dei benefici.

Fanno parte dello scenario mondiale sulla tematica dell'acqua anche le guerre per l'accesso alle fonti idriche. Sono oltre 145 gli Stati che hanno in corso dispute per le acque transfrontaliere. A questo si aggiungono anche gli interessi delle multinazionali che possiedono stabilimenti in loco. Ne abbiamo parlato con Pasquale Steduto, capo ufficio sub-regionale Fao del Cairo:



R. – Noi stiamo attraversando un periodo in cui ci troviamo di fronte a un aumento della domanda di acqua e quindi c’è una "escalation" della scarsità idrica. Soprattutto in Paesi dove c’è un’aridità abbastanza prominente, tutte le previsioni del cambio climatico portano a indicare che proprio quelle zone diventeranno ancora più aride. Lì ci sarà maggiore competizione per la domanda idrica e quindi i rischi di possibili conflitti vanno aumentando. Già ci troviamo ad avere condizioni di acque transfrontaliere che interessano oltre 145 Stati. Le troviamo in tutto il mondo: dall’Asia all’America Latina, ma soprattutto nei Paesi del Golfo, del Nord Africa e del Medio Oriente. Il Nilo, il Tigri e l’Eufrate, il Giordano sono tutti fiumi che si trovano a essere in una condizione di domanda molto alta da più Paesi.

D. – Spesso si innescano tensioni tra le comunità locali e le aziende internazionali che sfruttano le fonti d’acqua. In che modo gli organismi internazionali possono intervenire?

R. – Queste multinazionali che entrano a utilizzare delle acque, quindi ad avere delle conflittualità locali, sono in qualche modo gestite anche dal governo del Paese. C’è quindi una sovranità del governo che prende delle decisioni, che poi, a posteriori, si vanno a rilevare controproducenti per le popolazioni locali. Noi, come Nazioni Unite, come Fao, cerchiamo di fare una valutazione di quelle che possono essere appunto le implicazioni di una nuova installazione di un’industria. Infatti, partiamo sempre da un’analisi delle risorse che sono disponibili, i vari usi, e come ulteriori domande entrino in questa equazione per poter capire poi se si propagherà in maniera negativa e in quanto tempo.

D. – Quali sono le previsioni riguardo tali conflitti e la possibilità di una fruizione equa delle fonti?

R. – Questo va valutato un po’ regione per regione. Non dappertutto c’è una scarsità forte, ma dove questa è già presente la competizione è in aumento. E’ già all’interno del Paese stesso, dove l’acqua è scarsa, che si possono presentare dei problemi di conflittualità. E’ una conseguenza dello sviluppo stesso. Quello che bisogna fare è avere una opportunità di analizzare degli scenari di sviluppo, per poter poi quantificare quale sia l’associata domanda di acqua che si rende necessaria. Sulla base di questo, bisogna poi tracciare, insieme al governo e alle autorità locali, un limite a quello che si può utilizzare e a quello che non si può utilizzare.

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