martedì 24 marzo 2015

Marcia in Perù, il Papa: «Viva la vita»
“Viva la vita”: questo l’incoraggiamento che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti alla Marcia per la vita tenutasi sabato scorso a Lima, in Perù, racconta Radio Vaticana. In un messaggio indirizzato al cardinale arcivescovo della città e primate della Chiesa locale, Juan Luis Cipriani Thorne, il Pontefice ha espresso apprezzamento per l’iniziativa, alla quale — scrive — “mi unisco con la preghiera nell’impegno di difendere e promuovere il bene fondamentale della vita umana, dal suo concepimento al suo termine naturale”. In questo senso, Papa Francesco ha anche invitato a “dare testimonianza con coraggio e annunciare sempre il carattere sacro di ogni essere umano, creato da Dio a sua immagine e redento da Cristo sulla croce”.

Monsignor José Antonio Eguren, presidente della Commissione Famiglia e vita della Conferenza episcopale del Perù (Cep) è intervenuto al corteo svoltosi nella sua diocesi, quella di Piura e, parlando ai fedeli, ha ribadito che l’aborto non è progresso, né modernità, perché la vita umana è il riflesso dell’amore di Dio, “è un dono e non un prodotto di laboratorio”.

“Il diritto alla vita a partire dal concepimento e fino alla morte naturale è un diritto umano fondamentale”, ha detto il presule, ribadendo che “non è segno di progresso né di modernità pretendere di risolvere i problemi uccidendo l’esistenza dell’uomo”. “L’essere umano – ha aggiunto – è sempre sacro ed inviolabile, in qualunque situazione ed in qualsiasi tappa sia del suo sviluppo”. Per questo, monsignor Eguren ha esortato i fedeli ad “impegnarsi in favore dei nascituri”, indicando nella famiglia “il motore ed il modello del rispetto della vita umana, sin dal concepimento”, in quanto “generatrice dell’esistenza e nucleo fondamentale della società”.

Per questo, il vescovo peruviano ha sottolineato che “il nucleo familiare deve essere una priorità della pastorale e della politica”, affinché sia “sostenuto e rafforzato, per avere i mezzi necessari ad accogliere la vita”. In questo contesto, monsignor Egueren ha chiesto l’abrogazione del protocollo medico, relativo alla pratica dell’aborto terapeutico negli ospedali. Approvato a giugno 2014, tale protocollo specifica che l’aborto terapeutico è ammesso in caso di pericolo di vita per la madre a causa di patologie o malattie gravi (gravidanza ectopica, cancro maligno o cardiopatie). In tal caso, l’interruzione terapeutica della gravidanza è permessa fino a 22 settimane di gestazione, ma solo con l’autorizzazione della gestante o del suo rappresentante legale. “Si tratta di un documento definito dagli stessi medici come non necessario ed assurdo – ha ribadito il presule – Per questo, ne richiediamo l’abrogazione”.

Allo stesso modo, monsignor Eguren ha sottolineato l’opposizione della Chiesa alla proposta di legge in favore della depenalizzazione dell’aborto in casi di violenza sessuale: “Chiediamo al governo ed al congresso, i quali reiteratamente manifestano il loro impegno nei confronti della giustizia e dei diritti umani, di non dimenticare i nascituri, che non hanno voce per difendersi”. “Nulla, assolutamente nulla giustifica l’aborto”, ha incalzato il presule, evidenziando poi come “la difesa della vita non ammette, da parte della Chiesa, silenzi, scuse od eccezioni”. Di qui, l’appello ai fedeli a proclamare che “Dio è l’unico Signore della vita e che nessun uomo può ergersi a padrone o arbitro dell’esistenza dell’altro”.

Nessun commento:

Posta un commento