martedì 24 marzo 2015




VEGLIA
Giornata Missionari Martiri 2015
 



NEL SEGNO DELLA CROCE… 

SUI LUOGHI DELLA CROCE

 

Durante il canto iniziale il celebrante e alcuni giovani portano all’altare la croce avvolta in un drappo rosso e cinque candele, per ricordare i martiri nei cinque continenti.


Celebrante     Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Assemblea     Amen
Celebrante     Il Signore buono e misericordioso, sia con tutti voi
Assemblea     E con il tuo Spirito.

Guida

La Giornata di Preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri è occasione per tutti i cristiani,
non solo per ricordare quanti hanno perso la vita a causa del Vangelo ma soprattutto per comprendere sempre più che la Marthyria, cioè la testimonianza, riguarda ognuno di noi. Una fede muta, che non annuncia e che non testimonia l’amore di Dio, è una fede sterile, incapace di generare vita. Questa sera faremo memoria dei ventisei operatori pastorali uccisi nello scorso anno rivivendo le ultime ore di Gesù e passando per i suoi luoghi di martirio. Il primo passo è il Getsemani, l’angoscia.

GETSEMANI

Lettore 1: Dal Vangelo secondo Marco (14,32-36)

Giunsero a un podere chiamato Getsemani ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego". Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate". Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: "Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu".


Lettore 2: La BESTIA: EL TREN DE LA MUERTE
Ogni anno sono circa 200 mila i latinoamericani che diventano passeggeri de La Bestia, il treno merci che parte dal Guatemala e attraversa il Messico per arrivare fino agli Stati Uniti d’America…Passeggeri che partono alla ricerca del grande sogno,  un futuro migliore … che per molti purtroppo si trasforma nel grande inferno: si chiama infatti il treno della morte poiché sono noti i pericoli che si rischiano durante questo viaggio di 20-25 giorni: aggressioni, attacchi, sequestri e assassini. Uomini, donne e bambini, senza il permesso di entrare negli Stati Uniti, viaggiano senza documenti,  partono lasciandosi alle spalle i Paesi poveri:  sono vulnerabili, deboli e hanno paura: per i narcotrafficanti e la mafia locali sono un obiettivo facile, illegali su un treno merci, “merce” cui rubare o da sequestrare per estorcere le famiglie.
Si sale sul treno in corsa, correndo allo stesso ritmo del treno per poi saltar su: chi non riesce, sicuramente subirà un’amputazione. Ci si aggrappa dove si può, si cerca spazio tra un vagone e l’altro, cercando di non addormentarsi perché se si perde l’equilibrio si cade giù. Al frenare del treno si respira il carbone ed esce la polvere del cemento dai vagoni: l’aria si fa irrespirabile, ma l’angoscia maggiore è il motivo della fermata: un controllo legale? Carico o scarico merci? Oppure le bande di assalitori! E in quel caso… si salvi chi può!
 “Siamo ad Arriaga, nella regione del Chapas, a sud del Messico. La Bestia sbuffa e stride sulle rotaie mentre entra in stazione. La tensione cresce. “Sappiamo cosa ci aspetta – racconta Henry, che ha preso posto in cima a un vagone pieno di cemento – qualcuno perché ha già fatto una o più volte questo viaggio, altri perché hanno ascoltato il racconto degli amici e parenti che ci hanno provato. Ora inizia il primo tratto del tragitto, il treno arriverà ad Ixtepec,. C’è il rischio che il treno venga assaltato da gruppi criminali. Se salgono armati qui sopra, con il treno in movimento, non c’è modo di scappare. A volte succede che alcuni si infiltrino tra i migranti e all’improvviso, magari di notte, rapinino tutti, oppure ci sequestrino per chiedere un riscatto ai nostri parenti negli Stati Uniti. Ognuno di noi vale da duemila a cinquemila dollari. Se poi i soldi non arrivano ti sparano in testa. Alle cinque del pomeriggio, senza alcun preavviso, la Bestia si mette in movimento. Gli ultimi migranti si lanciano sui vagoni e prendono posto sul tetto che è ancora molto caldo dopo un’intera giornata di sole ed è anche molto scomodo. Si sta gli uni vicini agli altri e se è possibile si usano dei cartoni stesi sulla superficie di metallo per rendere un po’ più confortevole il viaggio. “Io so benissimo che di queste 400 persone che si trovano adesso sul treno ne arriveranno a destinazione, negli Stati Uniti, al massimo venti – continua Henry – e delle venti donne che ho contato, probabilmente una o due. Ognuno di noi sa che queste sono le cifre finali, ma è convinto che tra quelle poche persone ci sarà anche lui. Io per esempio ne sono certo”.
(Testo liberamente riadattato da “il Reportage”, n.15, luglio-settembre 2013, trimestrale di scrittura, giornalismo e fotografia - www.ilreportage.eu)

Silenzio per la riflessione personale

Lettore 3:  legge il salmo intercalato dal ritornello del Canone
 
Nada te turbe, nada te espante
Quien à Dios tiene, nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante,
Solo Dios basta.
Signore, Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte.
Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l'orecchio al mio lamento.

Io sono colmo di sventure, la mia vita è vicina alla tomba.
Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
E' tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato.
Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell'ombra di morte.
Pesa su di me il tuo sdegno e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.
Nada te turbe, nada te espante
Quien à Dios tiene, nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante,
Solo Dios basta.
Hai allontanato da me i miei compagni, mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo; si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani.
Compi forse prodigi per i morti? O sorgono le ombre a darti lode?
Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?
Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi, la tua giustizia nel paese dell'oblio?
Ma io a te, Signore, grido aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera.
Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto?
Sono infelice e morente dall'infanzia, sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
Sopra di me è passata la tua ira, i tuoi spaventi mi hanno annientato,
mi circondano come acqua tutto il giorno, tutti insieme mi avvolgono.
Hai allontanato da me amici e conoscenti, mi sono compagne solo le tenebre.
Nada te turbe, nada te espante
Quien à Dios tiene, nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante,
Solo Dios basta.

Guida

Il secondo passo che percorriamo è forse il più duro e difficile da accettare: la morte. Essa segna il fallimento più grande, la fine di tutto e nel caso di Gesù la fine più miserabile, ucciso come un maledetto. Salendo su quel patibolo, Gesù  mostra ad ognuno di noi la necessità di passare per questa via. La croce fa parte di ogni credente, ed è nel segno della croce che tutti siamo legati, ricordando però che essa è solo un passaggio, non la conclusione di un cammino.



GOLGOTA
Lettore 1: Dal Vangelo secondo Luca (23, 33-37)
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Gesù è inchiodato alla Croce e su di essa viene posta l’iscrizione INRI, viene scritto a chiare lettere il motivo della condanna: Gesù Nazareno Re dei Giudei: crocifisso in quanto Re dei Giudei.
Quanti cristiani vengono crocifissi oggi per la unica colpa di essere CRISTIANI?

Lettore 4: «Convertiti all’islam o sarai decapitata».

«Sono nata cristiana e se per questo dovrò morire, preferisco morire cristiana». Così Khiria Al-Kas Isaac, 54 anni, cristiana irachena di Qaraqosh, fuggita dallo Stato islamico in Kurdistan, ha risposto agli islamisti che imprigionandola, frustandola e premendola una spada sulla gola le imponevano di convertirsi all’islam. La donna e il marito Mufeed Wadee’ Tobiya si sono ritrovati la mattina del 7 agosto in una città improvvisamente conquistata dai jihadisti. Fin da subito, i miliziani l’hanno minacciata così: «Convertiti all’islam o sarai decapitata». Essendosi rifiutata, insieme ad altre 46 donna è stata presa, separata dalla sua famiglia e imprigionata per dieci giorni.
Durante la segregazione, le donne venivano ripetutamente frustate davanti a tutte le altre perché la sofferenza di una convincesse tutte a convertirsi. «Ho risposto loro immediatamente che preferivo morire cristiana e poi ho citato il Vangelo di san Matteo (10,33). Gesù disse: “Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”». Durante le frustate, «piangevamo tutte ma tutte ci siamo rifiutate di convertirci».
Un giorno un terrorista, frustandola, disse a Khiria: «Convertiti o ti farò ancora più male». Ma lei gli ha risposto: «Sono una donna vecchia e malata. Non ho figlie o figli che possano incrementare il numero dei musulmani o seguirvi, che vantaggio ne avrete se mi convertirò?». Non ottenne risposta. Ma l’ultimo giorno «un terrorista mi ha premuto la spada sul collo davanti a tutte le altre e mi ha detto: “Convertiti o sarai decapitata”. Io gli ho risposto: “Sarò felice di essere una martire”».
Dopo aver dato l’ennesima testimonianza della propria fede, Khiria è stata derubata di tutto quello che aveva, compresi i soldi messi da parte per un’operazione al rene, e rilasciata. Il 4 settembre, alla donna è stato permesso di scappare e ha così potuto raggiungere gli altri sfollati cristiani ad Ankawa insieme al marito e due altre donne. Il giorno successivo, altre 14 persone sono state rilasciate. Non è chiaro cosa sia successo agli altri cristiani.                                             
(www.tempi.it settembre 2014 )

Silenzio per la riflessione personale

Lettore 5 : Papa Francesco ai cristiani ad Erbil

Vi ringrazio della testimonianza che voi date; c’è tanta sofferenza nella vostra testimonianza. Grazie! Sembra che lì non vogliano che ci siano i cristiani, ma voi date testimonianza di Cristo. Penso alle piaghe, ai dolori delle mamme con i loro bambini, degli anziani, degli sfollati, alle ferite di chi è vittima di ogni tipo di violenza. […] Cristiani e yazidi sono stati cacciati con la forza dalle loro case, hanno dovuto abbandonare ogni cosa per salvare la propria vita e non rinnegare la fede. La violenza ha colpito anche edifici sacri, monumenti, simboli religiosi e i patrimoni culturali, quasi a voler cancellare ogni traccia, ogni memoria dell’altro. In qualità di capi religiosi, abbiamo l’obbligo di denunciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti umani!Io oggi vorrei avvicinarmi a voi che sopportate questa sofferenza, esservi vicino… E penso a santa Teresa del Bambin Gesù, che diceva che lei e la Chiesa si sentiva come una canna: quando viene il vento, la tempesta, la canna si piega, ma non si rompe! Voi siete in questo momento questa canna, voi vi piegate con dolore, ma avete questa forza di portare avanti la vostra fede, che per noi è testimonianza. Voi siete le canne di Dio oggi! Le canne che si abbassano con questo vento feroce, ma poi sorgeranno! Fratelli e sorelle, la vostra resistenza è martirio, rugiada che feconda.

Si dà lettura del MARTIROLOGIO

 

 

 

Durante il canto vengono portati all’altare dei fiori, simbolo che il sangue dei martiri è seme di speranza per i popoli per cui hanno donato la vita.


Guida

Terzo ed ultimo passo è il sepolcro vuoto, segno che la morte è stata sconfitta. La croce che sembrava aver distrutto ogni nostra speranza, adesso lascia il posto alla potenza della resurrezione. Dio può compiere ogni cosa. Non c’è nulla che Dio non possa fare, semplicemente credi, abbi fede e vedrai meraviglie.

 

 

 



SEPOLCRO

Lettore 1: Dal Vangelo secondo Matteo (28, 1-10)

Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L'angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era
stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Ecco, io ve l'ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

Riflessione del celebrante





Lettore 6: Preghiere di intercessione.

 

Alle intenzioni rispondiamo:  Ascoltaci Signore

-        Dio, Padre nostro, grazie per averci donato il tuo Figlio. Per la nostra salvezza si è fatto servo fino alla morte, e alla morte di croce. La sua testimonianza sia méta sicura del nostro cammino di fede, a volte titubante e incerto. Guida, Signore, i nostri passi sulla strada della tua gloria.
-        Dio, Padre nostro, sono molti i missionari nel mondo che ogni giorno affrontano il pericolo della vita. Sii tu la forza che li spinge ad andare avanti, sostienili nelle situazioni di difficoltà, concedi sempre loro la forza del dialogo, della disponibilità al confronto costruttivo, fondamentale per i popoli che sono chiamati a servire.
-        Dio, Padre nostro, con la nostra preghiera affidiamo a Te tutti i cristiani perseguitati a causa della fede, tutti coloro che soffrono le ingiustizie provocate dalla povertà, dalle guerre, dalla fame, dalle malattie, da qualsiasi forma di disagio sociale e culturale che ne nega la libertà: aiutaci ad essere solidali con chi ha bisogno di noi.

Si recita il Padre nostro.

 

 


Celebrante       Il Padre di misericordia, che nella passione del suo Figlio ci ha dato la misura del suo amore, conceda a voi, nel servizio di Dio e degli uomini, il dono della sua benedizione.
Assemblea        Amen.

Celebrante       Cristo Signore, che nella sua passione ci ha salvato dalla morte eterna, vi conceda la vita senza fine.
Assemblea        Amen.

Celebrante       Voi, che seguite Cristo umiliato e sofferente, possiate aver parte alla sua risurrezione.
Assemblea        Amen.

Celebrante        E la benedizione di Dio onnipotente Padre e Figlio + e Spirito Santo, discenda su voi e con voi rimanga sempre.
Assemblea        Amen.

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