sabato 4 luglio 2015

“Gesù, Signore, tu hai chiesto per tutti noi la grazia dell’unità in questa Chiesa che è Tua, non è nostra. La storia ci ha divisi. Gesù, aiutaci ad andare sulla strada dell’unità o di questa diversità riconciliata. Signore, Tu sempre fai quello che hai promesso, dacci l’unità di tutti i cristiani”.



“L’unico insostituibile nella Chiesa – ha spiegato –  Papa Francesco è lo Spirito Santo e l’unico Signore è Gesù”. Le divisioni tra i cristiani, quindi, sono “una contro-testimonianza”:

“L’unità dei cristiani è opera dello Spirito Santo e dobbiamo pregare insieme. L’ecumenismo spirituale, l’ecumenismo della preghiera. ‘Padre, io posso pregare con un evangelico, con un ortodosso, con un luterano?’ Devi, devi: avete ricevuto lo stesso Battesimo”.



D’altra parte – ha proseguito – la realtà di oggi e i nostri martiri ci uniscono in un “ecumenismo del sangue”, ricordando che pochi mesi fa, 23 egiziani copti sono stati sgozzati su una spiaggia della Libia:

“Se il nemico ci unisce nella morte, ma chi siamo noi per dividerci nella vita? Lasciamo entrare lo Spirito, preghiamo per andare avanti tutti insieme”.



Al Rinnovamento ha chiesto di proseguire l’impegno per i poveri ed i bisognosi, nell’unità e nella diversità, secondo “il modello del poliedro che riflette la convergenza di tutte le parti”. Rifacendosi alle parole del cardinale Leon-Joseph Suenens, tra i primi promotori del movimento che fu per questo ringraziato anche da Paolo VI nel 1975, l’invito del Pontefice è stato ad agire: “il fiume – ha detto – deve perdersi nell’oceano, se diventa fermo si corrompe”. Per questo, ha proseguito, se “questa corrente di grazia non finisce nell’oceano di Dio, lavora per sé stessa” e ciò è opera del maligno, “del padre della menzogna”. Come pure la vanità che tenta chi ha il potere:



“Quanti leader diventano pavoni? Il potere ti porta alla vanità! E anche ti senti capace di fare qualsiasi cosa, puoi scivolare negli affari, perché il diavolo sempre entra per i portafogli! Questa è la porta d’entrata”.



Anche nella Chiesa, ha sottolineato Francesco, è conveniente che tutti i servizi “abbiano una scadenza” nel tempo. Francesco ha quindi esortato i presenti in Piazza ad investire nelle “relazioni artigianali”, di tutti i giorni, invece che in quei “grandi raduni che spesso finiscono lì. Alla fine dell’udienza ha benedetto le Bibbie dei fedeli, esortando ad avere sempre in tasca il Vangelo.



I canti alle voci di Andrea Bocelli, Noa, Don Moen e altri artisti internazionali si sono intrecciati alle testimonianze da tutto il mondo, per un ‘concerto in preghiera’ – come l’hanno definito gli organizzatori – centrato sul dramma delle persecuzioni religiose in Medio Oriente, in Asia e in altre parti del mondo. Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito, ha sottolineato come Piazza San Pietro sia “una delle poche piazze al mondo in cui sia ancora possibile confessare pubblicamente la propria fede senza essere fermati o anche essere oggetto di sanzioni o di violenze”.



Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha ribadito come si creda davvero “alla necessità e alla bellezza della fraternità tra i cristiani”. Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il vescovo siro ortodosso Policarpo Eugenio Aydin hanno pregato assieme per la pace, ricordando che “ogni elemento di divisione può essere vinto e superato”. A loro si sono uniti il pastore pentecostale Giovanni Traettino, presidente della Chiesa evangelica della riconciliazione in Italia e amico di Papa Francesco, e i rappresentanti copto ortodosso, anglicano, evangelico, siro cattolico. Quindi il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, ha esortato all’unità e a scambiarsi un segno di pace, perché se è vero che “l’uomo può trasformare il mondo in un giardino di pace” è anche vero che quello stesso uomo è capace di trasformarlo in “un cumulo di macerie”.






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