lunedì 14 dicembre 2015

13/12/2015
Mancava un quarto d’ora alle 16 di domenica 13 dicembre 2015 quando il Cardinale Bagnasco ha spalancato la porta della Cattedrale: è iniziato anche nella diocesi di Genova, con questo gesto simbolico che accomuna le diocesi di tutto il mondo, il Giubileo della Misericordia, l’AnnoSanto voluto da Papa Francesco perché i fedeli sentano ancora più vicina la presenza di Cristo, il suo amore che è infinito, perdona e si apre continuamente all’uomo che decide di seguirlo.


La Porta è aperta per tutti! 
Cari Fratelli nell 'Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Con emozione abbiamo varcato la Porta dell'Anno Santo della Misericordia: nel tempio deserto, il Popolo cristiano è salito verso l'altare e davanti, a guidare la comunità pellegrina, vi era il Vescovo, il primo ad avere bisogno della misericordia e del perdono di Dio. Siamo qui, ora, a celebrare il memoriale del supremo sacrificio: Gesù si è immolato sulla croce nell' obbedienza al Padre per cancellare i nostri peccati; ci ha riscattati a caro prezzo, quello della sua vita, ci ha donato la grazia che ci genera come figli di Dio e fratelli.

1. Dio c'entra con vita?
E' una domanda non scontata e credo necessaria per tutti. Le parole della fede - come redenzione, peccato, grazia, croce, misericordia, perdono, cielo ... - sono parole antiche che hanno attraversato secoli e millenni, che hanno illuminato generazioni, che hanno ispirato i santi e sostenuto i martiri. Queste parole sono giunte fino a noi e ci chiedono di custodirle care, di non barattarle con niente, di non tradirle mai. Il Giubileo vuole farci riscoprire la bellezza concreta e affascinante di queste parole che - altrimenti - rischiano di svuotarsi nella nebbia liquida del pensiero odierno, dove non di rado emerge la domanda se ancora sentiamo il bisogno di essere salvati e redenti, e da che cosa. Viene a volte da chiederci se la vita della grazia - cioè dell'amore di Gesù nell'anima - è da noi ritenuta come il tesoro del campo, come la perla preziosa del Vangelo, tesoro e perla per cui vale vivere, per cui fare ogni sacrificio e, se necessario, morire. Dio c'entra ancora con la nostra vita? Oppure sta diventando come un bel quadro che arreda la casa ma non è la nostra casa? E Cristo è ancora una persona viva da incontrare, che ci dice perché vivere e come vivere, che dà orizzonte e colore ai giorni, che scalda il cuore, oppure si sta riducendo ad un'idea che si può continuamente discutere e ridefinire secondo lo spirito del tempo o i sondaggi d'opinione?

2. La bellezza della fede
Oh voi che ascoltate, e che siete venuti oggi per varcare la soglia benedetta, forse mi direte: ma noi siamo cristiani, altrimenti non saremmo qui; partecipiamo alla messa festiva, serviamo le nostre comunità, cerchiamo di fare del bene. Che cosa ci manca? Cari Amici e Figli, tutto ciò è buono ed è grazia, ma ci può mancare qualcosa: possiamo scivolare - senza accorgerci - nella tiepidezza del cuore e nell'aridità della vita. Possiamo abituarci alla fede, all'amore di Dio - vedete, abituarci all'amore è morire di inedia! -; possiamo assuefarci ad un cristianesimo mediocre che si accontenta di fare il minimo senza desiderare il meglio, la santità. Possiamo perdere il senso del divino, naturalizzare il Vangelo e ragionare secondo il mondo; possiamo scivolare nel conformismo nel pensare la vita e la morte, la famiglia e la libertà, la terra e il cielo; possiamo diventare cristiani anonimi non per amore di umiltà, ma per la paura inconfessata di essere giudicati dagli altri ... giudicati imprudenti, visionari, esibizionisti della religione, fanatici. Possiamo credere che Dio esiste, ma vivere come se Dio non ci fosse. Possiamo, anche senza volerIo, ridurre la fede a una riserva di buoni sentimenti, anziché intuire con un brivido di adorazione che noi esistiamo perché Dio vive, e così lasciarcene possedere, affascinare, ghermire. Tu che ascolti ricorda: il cristiano è prigioniero della libertà di Cristo, e si ritrova libero della libertà di Dio: ti pare poco? Non dimenticare: fra le braccia dell'amore divino la vita è una danza, la danza dell' obbedienza alla musica dello Spirito: e non importa sapere dove la danza conduce, basta non essere rigidi, basta lasciarsi portare. Ecco la prima grazia dell'Anno Santo: riscoprire la bellezza della fede cristiana, il fascino dell' abbandono alla misericordia di cui Cristo è il volto. E' fame un'esperienza rinnovata e intensa come singoli, come comunità, come Chiesa.

3. La misericordia di Dio
La misericordia - cuore del Giubileo voluto dal Santo Padre - non è un sentimento vago, un contenitore vuoto da riempire di emozioni e slanci passeggeri, ma è il cuore di Dio, il suo amore che si rivela come assoluta fedeltà agli uomini. E' questa la prima cosa chela Bibbia dice: la misericordia è l'amore fedele di Dio, una fedeltà che non riposa sui nostri meriti ma sulla sua Parola. Per questa ragione nasce in noi la sicurezza e la stabilità, la capacità di rialzarci e guardare al domani, sapendo che quando la nostra debolezza lacrima e grida verso il Cielo, essa diventa il luogo del Dio forte e misericordioso. Ma la Scrittura, per parlare del Dio misericordioso, usa anche altre immagini: fa riferimento al grembo della madre. L'immagine evoca che l'amore di Dio non solo è fedele, ma si riveste di tenerezza e di fecondità. Verso noi peccatori, pellegrini in mezzo a fatiche e cadute, prove e speranze, l'amore di Dio si china fedele, ci consola con tenerezza, e ci rigenera alla vita.

4. Misericordiosi perché "misericordiati"
Oh se il Giubileo - ogni volta che varchiamo, soli o insieme, la Santa Porta - crescesse in noi la nostalgia della luce, del bene, di una vita migliore, della conversione! Se ogni volta - sullo schermo dell'anima - apparisse la nostra vita e nascesse la decisione di una confessione forse sempre rimandata, della preghiera quotidiana, di una nuova vita spirituale, della fedeltà alla Messa! Se nascessero propositi di bontà e di pace, di misericordia e di giustizia. Ci sono sicuramente gesti e opere che attendono proprio noi, ciascuno di noi, per prendere forma e diventare rugiada di ristoro e di vita per i poveri che attendono un gesto, un sorriso, una parola di riconciliazione, forse dopo anni di distanza e di rancore! Una visita, un dono, una telefonata, un servizio, una disponibilità ad ascoltare chi vive nel dubbio o nella paura, la condivisione di una pena, la pietà per i defunti … innumerevoli sono le espressioni di quella misericordia che nasce da Dio e che ci sospinge verso i fratelli: sì, veramente non possiamo essere misericordiosi se non siamo "misericordiati"!

5. La grazia dell'indulgenza
L'indulgenza - altro frutto particolare di ogni Giubileo - è attingere dal tesoro dei Santi, dalla loro bontà, quanto è necessario perché l'attaccamento al male, che perdura oltre il perdono sacramentale dei peccati, possa essere da noi superato. La fede ci insegna che ogni peccato - poco o tanto - è un allontanamento da Dio, dalla sua casa che comunque resta aperta, come la casa del padre misericordioso. La confessione solleva, abbraccia e risana. Ma il peccato porta con sé anche un attaccamento al male che chiede di essere sanato da noi con buona volontà, preghiera, sacrificio, opere buone. Qui l'indulgenza ci soccorre. Cari Amici, da soli o con i vostri sacerdoti e i gruppi, ritornerete alla Porta della Misericordia. Vorrei essere io ad accogliervi almeno nei pellegrinaggi vicariali, per pregare con voi e per voi. Affidiamo quest'Anno Santo alla Madonna, la Grande Madre di Dio, Regina di Genova che da secoli veglia sulla Città dal trono della cattedrale e dal Santuario della Guardia. Venite alla Porta Santa: voi famiglie portate i vostri figli, i nipoti, le persone care. La Porta è aperta per tutti! La Madonna, come ogni Madre, vede e provvede, parla di noi al Figlio che porta in grembo, e dirà a ciascuno, oltre la comune esortazione "fate quello che vi dirà", anche una parola speciale, segreta, la parola giusta per ognuno.

Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova

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