sabato 16 gennaio 2016

Siria: cristiani perseguitati dall'Is ma testimoni di speranza
Homs. Chiesa distrutta - AFP
In Siria la guerra continua ad uccidere: oltre 300mila le vittime in quasi 5 anni di conflitto. Sette milioni i profughi interni, più di quattro milioni quelli fuggiti dal Paese. Eppure in questo scenario c’è chi lavora senza risparmiare energie per aiutare una popolazione ridotta ormai allo stremo. Massimiliano Menichetti:
La Siria è dilaniata dalla guerra civile e da quella contro i jihadisti dell’Is.300mila i morti dal 2011 ed un popolo in fuga. Chi resta subisce privazioni e torture in particolare i cristiani. Le Nazioni Unite hanno lanciato il monito: ''Moriranno ancora in molti'' se le forze del governo e i ribelli non metteranno fine all'assedio imposto in molte città. Lanciato dall’Onu anche un piano per garantire a un milione di bambini rifugiati l’istruzione entro la fine del 2016. Il progetto avrà nuovi finanziamenti per 250 milioni di dollari dall'Europa, da imprese e governi dei Paesi del Golfo. E mentre bombardamenti e conflitti proseguono, in luoghi come Aleppo, Homs, Latakia, Idlib e Madaya la situazione è critica. E spesso i pochi aiuti internazionali che arrivano finiscono nelle mani di bande che rivendono al mercato nero cibo e generi di prima necessità. Un litro di latte può arrivare a costare fino a 200 dollari. DonOleksandr Khalayim dell’organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, in prima linea anche nell’emergenza siriana:



R. – Tutti nel Paese vivono in condizioni terribili. E adesso sta arrivando anche l’inverno…

D. – In particolare qual è la condizione dei cristiani?

R. – I cristiani sono i più perseguitati dal sedicente Stato Islamico, perché il cristianesimo è presente in Siria dai primi secoli. L’Is vuole sradicare ogni radice del cristianesimo.

D. – Nonostante questa situazione, ci sono sacerdoti e suore che rimangono al fianco della popolazione, di tutti, con progetti concreti che voi sostenete. Quali ad esempio?

R. – Per esempio nella zona di Aleppo c’è suor Annie che aiuta i bambini dando loro vestiti e cibo. Lei lavora lì da più di 25 anni e nonostante i pericoli, le persecuzioni, è rimasta lì e vuole aiutare i bambini siriani. E lo stesso vale per padre George della diocesi di Homs. Abbiamo aiutato a ricostruire una sala per 300 bambini, perché tutte le scuole di questa zona sono state bombardate; come insegnanti ci sono 10 volontari. Ci sono bambini non solo cristiani, ma di tutta la città di Homs, che adesso hanno un posto dove studiare.

D. – Abbiamo notizie che non tutti gli aiuti internazionali arrivano a destinazione…

R. – Purtroppo è così. Posso dire che i sostegni di “Aiuto alla Chiesa che Soffre” vengono dati sempre tramite i vescovi e le diocesi. Si tratta di supporti a progetti concreti dove controlliamo ogni passaggio. Che i soldi giungano effettivamente a soddisfare i bisogni.

D. – Perché è importante mandare soldi e magari non pacchi con del materiale?

R. – Perché in un contesto di guerra i pacchi non sempre riescono ad arrivare. Le persone che sono per così dire “in prima linea” invece sanno muoversi e capiscono sempre le necessità concrete delle persone che stanno aiutando.

D. – Ci sono molte organizzazioni affidabili: “Aiuto alla Chiesa che Soffre” è tra queste. Chi volesse contribuire ad un progetto in Siria come deve fare?

R. – Basta andare sul nostro sito internet http://acs-italia.org/. Lì è possibile trovare tutte le informazioni. Desidero comunque ringraziare tutti i benefattori e tutti coloro che aiutano, perché – veramente – con poco stiamo facendo tanto. Quello che conta è l’amore: l’amore verso il prossimo e l’amore verso Dio! Questo è l’Anno della Misericordia. Grazie.

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