domenica 13 marzo 2016

Tre anni fa, l’elezione di Jorge Mario Bergoglio
Francesco e il volto misericordioso di Dio


 Dopo tre anni di pontificato Francesco non smette di stupirci per la forza dirompente dei suoi gesti e delle sue parole, capaci di scardinare schemi consolidati e di spingere ogni giorno tantissimi, credenti e non credenti, semplici e intellettuali, poveri e potenti, a confrontarsi con una proposta di Chiesa e una visione del mondo cariche di speranza, di passione per l’umanità e di desiderio di incontro e dialogo con tutti.

Per capire il pontificato di Francesco non bisogna mai dimenticare che egli ha raccolto le redini della Chiesa in un momento di grande prostrazione, di dolore, tali da spingere Benedetto XVI al gesto profetico delle dimissioni, per mancanza di forze. Da allora, Francesco ci mostra ogni giorno il volto di una Chiesa che ancora una volta si è dimostrata capace di suscitare attese, stima e riconoscenza da parte degli uomini e delle donne che vivono dentro e fuori di essa.

Tutti ricordiamo i tre verbi con cui ha aperto il suo pontificato: camminare, edificare, confessare. Non c’è dubbio che il papa venuto dalla fine del mondo abbia dato pienezza alle sue parole, dando al cammino della Chiesa un passo nuovo: il passo della sinodalità; sperimentata attraverso i due sinodi che ha voluto dedicati alla famiglia e vissuta nella quotidianità della Chiesa universale, che Francesco spinge a inoltrarsi lungo le strade della vita reale delle persone “camminando insieme”, Papa, Vescovi e Popolo di Dio.

Francesco chiama tutti, credenti e non, ad edificare ponti e ad abbattere muri; cosa che lui fa in prima persona: pensiamo al recente incontro con il patriarca di Mosca Kirill, alla visita alla Sinagoga di Roma, ai rapporti instaurati con i principali leader musulmani, alla preghiera per la pace in Siria. Una diplomazia dei segni, della tessitura dei fili di speranza che ha portato a Roma il presidente iraniano Rouhani e ha permesso il riavvicinamento dopo decenni tra Stati Uniti e Cuba.

Il Papa che ha inventato un nuovo linguaggio fatto di contatti con i fedeli, di selfie, di carezze e abbracci a chi soffre, di parole semplici ma efficaci è anche il Papa che non ha paura di denunciare le esclusioni sociali e le iniquità dell’attuale sistema economico mondiale. Un papa che non teme di chiamare carnefici quanti alimentano traffici di morte e lucrano sulla disperazione dei migranti. È il papa che con l’enciclica Laudato si’ si è fatto promotore di una nuova ecologia umana, di un diverso rapporto tra essere umano e creato.

Papa Francesco fa la storia. Il suo discorso sul confine messicano che divide le due Americhe, quella ricca e quella povera, è storia. Come lo è la scelta di aprire in Africa il Giubileo della Misericordia, evento straordinario per i cattolici e al contempo messaggio all’intera umanità a ripensare se stessa attraverso la “confessione” della propria finitezza e fragilità umana.

Papa Francesco sa mostrare a un mondo che l’ha respinto o rimosso, il volto di un Dio misericordioso, accogliente, pacifico e salvatore, confessando una fede che è sempre incarnata nel quotidiano. Il suo è pontificato sta facendo fare a tutta la Chiesa grandi passi, dai quali non si torna indietro.
di Matteo Truffelli*
*Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana

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