lunedì 14 novembre 2016

Il Papa: Non accorgersi del povero è voltare la faccia a Dio

“Se vuoi trovare Dio, cercalo dove Lui è nascosto: nei più bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati”. A Roma il Giubileo delle persone escluse, mentre si chiudono le Porte Sante in tutto il mondo.
“Se vuoi trovare Dio, cercalo dove Lui è nascosto: nei più bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati”. A Roma il Giubileo delle persone escluse, mentre si chiudono le Porte Sante in tutto il mondo.
Ieri, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Resterà aperta ancora per una settimana quella di San Pietro. Qui, in una Basilica Vaticana gremita di senzatetto e poveri, Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa per il Giubileo delle persone escluse.
A loro il Santo Padre ha ricordato che tutto passa, ma che le vere pietre preziose sono gli uomini e Dio: “dove cerco io la mia sicurezza? Nel Signore o in altre sicurezze che non piacciono a Dio? Dov’è diretta la mia vita, dove punta il mio cuore? Verso il Signore della vita o verso cose che passano e non saziano?”.
Tutto passa, solo Dio resta
Nel brano di Vangelo che la Liturgia ci propone oggi troviamo Gesù nei pressi del tempio, “ornato di belle pietre e di doni votivi” (Lc 21,5). La gente sta proprio parlando delle bellezze esteriori del tempio, quando Gesù dice: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra” (v. 6). Aggiunge che non mancheranno conflitti, carestie, sconvolgimenti nella terra e nel cielo. Ma Gesù, ha spiegato il Papa, “non vuole impaurire, ma dirci che tutto quel che vediamo, inesorabilmente, passa. Anche i regni più potenti, gli edifici più sacri e le realtà più stabili del mondo, non durano per sempre; prima o poi, cadono”.
No ad oroscopi e profeti di sventura
Gesù ci esorta a non lasciarci ingannare dai predicatori apocalittici. Chi segue Gesù non presta ascolto ai profeti di sventura, alle vanità degli oroscopi, alle predicazioni e alle predizioni che ingenerano paure, distraendo da ciò che conta. Tra le tante voci che si sentono, “il Signore invita a distinguere ciò che viene da Lui e ciò che viene dallo spirito falso. È importante: distinguere l’invito sapiente che Dio ci rivolge ogni giorno dal clamore di chi si serve del nome di Dio per spaventare, alimentare divisioni e paure”.
Gesù invita fermamente a non avere paura di fronte agli sconvolgimenti di ogni epoca, nemmeno di fronte alle prove più gravi e ingiuste che capitano ai suoi discepoli. Egli chiede di perseverare nel bene e di porre piena fiducia in Dio, che non delude: “Nemmeno un capello del vostro capo sarà perduto” (v. 18). Dio non dimentica i suoi fedeli: “la sua proprietà preziosa, che siamo noi”.
Il dramma delle persone scartate
Quando si parla di esclusione vengono subito in mente persone concrete: “non cose inutili, ma persone preziose”. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. “E questo - ha osservato Francesco - è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali”.
Un sintomo di “sclerosi spirituale”
Quanto ci fa male “fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato” (cfr Lc 16,19-21)! “E’ voltare la faccia a Dio. E’ voltare la faccia a Dio! È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare”. Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi. È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo. Perché “non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti”.
La chiusura delle Porte Sante
Oggi si chiudono le Porte Sante: “Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella. Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani”. Guardiamo con fiducia al Dio della misericordia, con certezza che “la carità non avrà mai fine” (1 Cor 13,8). Rinnoviamo la speranza della vita vera cui siamo chiamati “quella che non passerà e che ci attende in comunione con il Signore e con gli altri, in una gioia che durerà per sempre e senza fine”.
E apriamo gli occhi al prossimo, soprattutto al fratello dimenticato ed escluso, al “Lazzaro” che giace davanti alla nostra porta: “Lì punta la lente d’ingrandimento della Chiesa”. Che il Signore “ci liberi dal rivolgerla verso di noi”. Ci distolga “dagli orpelli che distraggono”, dagli “interessi” e dai “privilegi”, dagli “attaccamenti al potere e alla gloria”, dalla” seduzione dello spirito del mondo”.
La giornata dei poveri
La nostra Madre Chiesa guarda “in particolare a quella parte dell’umanità che soffre e piange, perché sa che queste persone le appartengono per diritto evangelico”. Per diritto, e anche per dovere evangelico, perché è nostro compito prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri. “Alla luce di queste riflessioni - ha aggiunto - vorrei che oggi fosse la giornata dei poveri”. Ce lo ricorda bene un’antica tradizione, riguardante il santo martire romano Lorenzo. Egli, prima di sostenere un atroce martirio per amore del Signore, distribuì i beni della comunità ai poveri, da lui qualificati come veri tesori della Chiesa. “Ci conceda il Signore di guardare senza paura a ciò che conta, di dirigere il cuore verso di Lui e verso i nostri veri tesori”.
La nostra vita non si perde se è nelle mani di Dio 
All’Angelus il Papa ci ha poi esortati a “rimanere saldi nel Signore, in questa certezza che Egli non ci abbandona, camminare nella speranza, lavorare per costruire un mondo migliore, nonostante le difficoltà e gli avvenimenti tristi che segnano l’esistenza personale e collettiva, è ciò che veramente conta”. L’Anno Santo ci ha sollecitati, da una parte, a tenere fisso lo sguardo verso il compimento del Regno di Dio e, dall’altra, a costruire il futuro su questa terra, lavorando per evangelizzare il presente, così da farne un tempo di salvezza per tutti.
“Preghiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti, attraverso le vicende liete e tristi di questo mondo, a mantenere salda la speranza dell’eternità e del Regno di Dio. Preghiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti a capire in profondità questa verità: Dio mai abbandona i suoi figli!”.

Nessun commento:

Posta un commento