lunedì 8 dicembre 2014

Immacolata Concezione di Maria
8 dicembre 2014
Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:«Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». [...] Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

In quel tempo… era il sesto mese dal concepimento di sua cugina Elisabetta e Maria stava nella sua casa. Perché il Vangelo ci descrive in modo così preciso il momento e la sequenza degli eventi? Non per precisione cronologica, ma per farci comprendere che si tratta di storia vera e, soprattutto per dire che Maria sapeva dove era, conosceva gli eventi che succedevano intorno a Lei, sapeva di essere promessa sposa di Giuseppe e cercava di capire il senso di ciò che viveva, umanamente, da donna vera, con fede. Eppure si stupisce all’udire quanto era stato preparato per Lei, meravigliata dalla grandezza della prospettiva dell’Incarnazione. Ma, a differenza del cugino Zaccaria, non chiede prove, non vuole avere garanzie, si fida, senza perdere la coscienza di sé, dato che non conosce uomo, e ancora si affida a Dio con il suo «Eccomi». La visita si conclude con il richiamo sintetico alla storia (Elisabetta, vecchia, già al sesto mese), alla potenza del Creatore (nulla è impossibile a Dio) e allo stupore (tutti dicevano sterile).
«Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione a partire dalle cose create» (cfr. Rm 1,20), in una continua integrazione tra intelligenza e affidamento, dato che «A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa» (DV 5). Avviciniamoci a Maria coscienti della nostra storia, fiduciosi nella onnipotente bontà del nostro Dio e scopriremo i grandi disegni che ci ha preparato, rimanendo stupiti della sua vicinanza.
Parola della settimana: 

Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne.


Ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti.
Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52.53). (EG 288)

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