giovedì 3 dicembre 2015

Charles de Foucauld: un chicco di grano nel deserto
ANDREA GALLI

Nella storia della santità del XX secolo Charles de Foucauld si è ritagliato un posto speciale come esempio della sproporzione tra l’efficacia della grazia e i suoi risultati visibili a occhio nudo, per così dire. Quando la sera del 1° dicembre 1916 venne ucciso da una banda di predoni a Tamanrasset, al centro del massiccio dell’Ahaggar, nel profondo sud dell’Algeria, il suo corpo poteva sembrare l’emblema dell’estrema solitudine. 


A terra giaceva un eremita, unica presenza cristiana in una terra totalmente islamica. Un francese, nato in una famiglia nobile, in una landa selvaggia abitata da nomadi Tuareg, appena sfiorati dalla civiltà. Fratel Charles moriva solo anche nel senso che avrebbe voluto creare attorno a sé una famiglia di anime consacrate all’orazione, i Piccoli fratelli del Sacro Cuore, ma con tutti i suoi sforzi per dar vita al progetto era riuscito solo a far riconoscere l’associazione di fedeli, che contava un numero minimo di aderenti. Nessuno l’aveva raggiunto, nonostante i suoi desideri, nel silenzio e nelle asperità del deserto. 


Eppure Benedetto XVI, durante il suo viaggio apostolico in Francia nel 2008, ricordò questo particolare eloquente: «Il beato Charles de Foucauld nacque nel 1858, lo stesso anno dwww.avvenire.itelle apparizioni di Lourdes. Non lontano dal suo corpo irrigidito dalla morte fu trovata, come il chicco di frumento gettato nella terra, la lunetta contenente il Santissimo Sacramento, che fratel Carlo adorava ogni giorno per lunghe ore». E come il chicco che muore e porta molto frutto, così fu per De Foucauld, beatificato dallo stesso Ratzinger il 13 novembre 2005. Proprio lo scorso 13 novembre – giorno degli attentati a Parigi, sempre per seguire le misteriose coincidenze – l’Associazione Famiglia Charles de Foucauld, che raccoglie venti gruppi di religiose, religiosi, laici e sacerdoti sparsi in tutto il mondo, ha aperto il centenario della morte del proprio fondatore o ispiratore. Un centenario che si chiuderà il 1° dicembre 2016, anniversario appunto della morte, con ventiquattro ore di adorazione silenziosa, vissuta in diversi Paesi, nei luoghi in cui tanti fratelli e sorelle dimorano tra i più poveri fra i poveri. 


Nel settembre 2016 si terrà a Roma anche un grande convegno organizzato dai gruppi della Famiglia Charles de Foucauld in Italia. Sarà quindi un anno con numerose iniziative, soprattutto in Francia (vedi articolo sotto) per ripercorrere una vita tanto affascinante quanto ricca di aspetti ancora da indagare a fondo. De Foucauld nacque a Strasburgo il 15 settembre 1858. Rimasto orfano a sei anni, fu cresciuto assieme a sua sorella Marie dal nonno, del quale seguì la carriera militare. Nell’adolescenza si allontanò dalla fede, diventando un amante dei piaceri e della vita comoda, anche se dotato di una notevole forza di volontà. Nel 1883 intraprese una pericolosa esplorazione in Marocco, che gli meritò una medaglia d’oro dalla Società di Geografia di Parigi, e l’incontro con i musulmani risvegliò in lui l’interrogativo sull’esistenza di Dio. Rientrato in Francia, colpito dall’accoglienza dei suoi familiari, profondamente cattolici, si mise in ricerca. «Mio Dio, se esisti, fa che io Ti conosca!» era la preghiera che andava ripetendo. Ritrovò Dio nell’ottobre del 1886, a 28 anni. «Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui solo» annotò nei suoi diari. 


Un pellegrinaggio in Terra Santa gli rivelò la sua vocazione: imitare Gesù nella sua vita di nascondimento a Nazaret. Divenne trappista, visse prima nell’abbazia di Saint Laurent Les Bains, in Francia, poi si recò in Siria. Chiese ed ottenne il permesso di seguire una speciale chiamata, ovvero fondare una congregazione. «Lo scopo sarebbe quello di condurre il più fedelmente possibile la vita di Nostro Signore, vivendo soltanto del lavoro manuale e seguendo alla lettera tutti i suoi consigli... Aggiungere a questo lavoro molta preghiera, formare solo dei piccoli gruppi, espandersi ovunque, ma soprattutto nei paesi infedeli, così abbandonati, e dove sarebbe tanto dolce aumentare l’amore e i servitori di Nostro Signore Gesù». Iniziò a vivere in povertà estrema presso le Clarisse di Nazaret. Ordinato sacerdote, nel 1901 si recò nel Sahara algerino, prima a Beni Abbès, poi a Tamanrasset, meditando la Sacra Scrittura e adorando l’Eucaristia, nell’incessante desiderio di essere un’immagine viva dell’amore di Gesù: «Vorrei essere buono perché si possa dire: se tale è il servo, come sarà il Maestro? ».
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